Juventus, patteggiano gli indagati dell'inchiesta plusvalenze: un anno e otto mesi di carcere per Andrea Agnelli
Le pene stabilite dal giudice sono sospese

Patteggiamenti tra undici mesi e un anno e otto mesi di carcere, con pene sospese. Termina così oggi, 22 settembre 2025, la vicenda giudiziaria nata dall’inchiesta “Prisma”, per cui la Juventus è finita nei guai per una serie di anomalie e irregolarità nei conti del club.
La decisione del giudice
La giudice per le indagini preliminari Anna Maria Gavoni, al tribunale di Roma, ha accolto la richiesta di non luogo a procedere proposta dal pubblico ministero Lorenzo Del Giudice per Maurizio Arrivabene, ex amministratore delegato della Juventus. Tra gli indagati che patteggiano ci sono anche l’ex presidente bianconero Andrea Agnelli (un anno e otto mesi), l’ex vice Pavel Nedved (un anno e due mesi) e Fabio Paratici (un anno e sei mesi), ex direttore sportivo. Il club deve anche pagare una sanzione da 150.000 euro.
Le accuse al club
Gli indagati, a vario titolo, rispondevano di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni. La procura di Torino aveva documentato una lunga serie di presunte plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi dei calciatori durante la pandemia da Covid-19, eseguiti per salvare i conti del club.
Per questi fatti, la Juventus è già anche stata penalizzata dalla giustizia sportiva nel campionato di Serie A 2022-2023 ed esclusa dalle competizioni europee nella stagione 2023-2024. Le indagini, in un secondo momento, erano passate da Torino a Roma, per questioni di competenza territoriale. Andrea Agnelli e altri dirigenti, dopo aver scoperto di essere indagati, avevano lasciato i loro ruoli nella società.
Il comunicato della Juventus
"Juventus Football Club S.p.A. comunica che in data odierna il GUP del Tribunale di Roma ha accolto le istanze di applicazione della pena su richiesta di tutte le parti (imputati e PP.MM.) (ex artt. 444 e ss. c.p.p.) e ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere nei confronti di uno degli imputati. A seguito del patteggiamento la Società sarà tenuta al pagamento di una sanzione pecuniaria di Euro 157 mila. Il patteggiamento non comporta alcuna ammissione né riconoscimento di responsabilità. La Società, pur ribadendo la correttezza del proprio operato e la fondatezza delle proprie argomentazioni difensive, ha ritenuto di accedere a tale istituto nel miglior interesse della Società stessa, dei suoi azionisti e di tutti gli stakeholders (sia appartenenti al mondo dello sport che non), ottenendo la definizione della propria posizione processuale in relazione a un procedimento avviato nel novembre 2021 e a vicende ormai risalenti nel tempo. Le restanti istanze di patteggiamento oggetto di accoglimento prevedono, inoltre, a carico di alcune delle persone fisiche, pene non superiori a 1 anno e 8 mesi – tutte oggetto di sospensione condizionale – e, per le restanti persone fisiche, esclusivamente pene pecuniarie. La decisione del GUP del Tribunale di Roma diventerà definitiva decorso il termine di legge di 15 giorni dalla data di comunicazione alla Procura Generale. La Società informa altresì che in tale contesto, alla data odierna, sono stati definiti accordi transattivi con alcune parti civili costituitesi nel procedimento penale tra le quali Consob, le Associazioni dei Consumatori nonché circa un terzo delle altre parti civili".
La posizione di Condacons
“Dopo il via libera del Gup del Tribunale di Roma, Anna Maria Gavoni, alla richiesta di patteggiamento per gli ex vertici della Juventus nell'ambito dell'inchiesta Prisma su presunte plusvalenze nella compravendita di calciatori, il Codacons si attiva a tutela dei soggetti danneggiati dai reati. Il patteggiamento apre ora le porte ad accordi economici tra imputati, società e azionisti lesi dal punto di vista patrimoniale – spiega il Codacons –. Tutti i risparmiatori danneggiati e che hanno subito perdite economiche, nel caso in cui non abbiano già raggiunto un compromesso con Juventus e imputati, possono rivolgersi alla nostra azione per essere tutelati e raggiungere un accordo equo sui risarcimenti”.
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