
Matteo Salvini a Pontida
Una Lega di pace e di governo. Anche di lotta, certo, ma senza i toni aspri di altre occasioni. Scese dal palco le stellette di Vannacci, e scomparse dal prato le corna del vichingo-padano, Salvini rimette la barra al centro della Lega. Cioè a destra, come da più recente collocazione. Contro l’esercito europeo e nostri soldati in Ucraina, anche contro gli avversari politici, ovvio, ma con la faccia dura e il guanto di velluto. Love and peace. Tanto che la prossima grande adunata nazionale è convocata per il 14 febbraio prossimo, San Valentino. Visto dalla parte del Governo, di cui il leader leghista sembra essere a volte un picconatore, si può dire che a Pontida non è andata male: a morire per Kiev non ci vuole andare nessuno, che in Palestina, un giorno, ci possano essere due Stati, che la giustizia vada riformata, è patrimonio comune della maggioranza. Come l’omaggio a Kirk.
Resta il sasso che ogni estate il Carroccio butta nello stagno della Finanziaria, con la storia degli extraprofitti. Strano concetto, che presuppone che si possa stabilire un extra rispetto a qualcosa. Anche ai metri quadri a cui ognuno di noi ha diritto, com’era in Urss? Mah! A parte questo tema "recidivo", l’impressione è che un po’ i calcoli renali e un po’ Vannacci, abbiano portato Salvini a sedare i bollenti spiriti. Inevitabile gioco delle parti, e degli spazi politici. Se il Generale arringa contro la "società meticcia", il Capitano ricorda la sua battaglia legalitaria (e i processi) contro l’immigrazione clandestina. Che in sottofondo lo scontro tra i due ci sia, è comunque evidente. Fisiologico. Salvini, ad esempio, non ha mai citato ieri la "risorsa" Vannacci. Ma lo schieramento di ministri e big regionali, come il clima complessivo di Pontida fanno pensare che il Capitano abbia ancora nel partito più galloni del Generale: e che per la pace si dovrà lavorare eccome. In via Bellerio.