“I dati occupazionali ci dicono bene, ci dice bene la situazione dell’economia italiana, anche i mercati ci dicono positivamente”. Questo anche grazie “a scelte rigorose e in controtendenza con l’immagine” che a livello internazionale c’è dell’Italia, “di un paese cicala e non formica”. Si dimostra “che aver affrontato una politica attenta alla spesa dà fiducia ai mercati, agli investitori, alle imprese”. Lo ha affermato il Ministro del Lavoro Marina Calderone, intervistata al Festival di Open, a Parma. “Da ottobre 2022 a oggi abbiamo recuperato due punti percentuali di disoccupazione, la situazione sta migliorando non solo al centronord, ma al sud”. La “scelta coraggiosa di aver tolto il reddito di cittadinanza è stata la prima scossa al mercato del lavoro, su quello abbiamo costruito, dando nuove modalità di gestione”, ha aggiunto.
Salario minimo: “la proposta dell’opposizione è inadeguata”
La proposta dell’opposizione sul salario minimo a nove euro l’ora “è assolutamente inadeguata come risposta. Se dovessimo porre come indicatore 9 euro l’ora, come importo minimo da contratto, il rischio sarebbe notevole” ha poi detto Calderone. “Prima di tutto andremmo a ingessare la dinamica salariale, con la possibilità data alle parti sociali di rinnovare i contratti e quindi agire su tutti i livelli contrattuali. Il rischio sarebbe che avvenisse il contrario, che venissero disdettati i contratti e i datori del lavoro, sapendo che quella è la norma applicassero i nove euro”, ha spiegato. “Il valore del contratto collettivo è dato da tutto quello che porta con sé: istituti aggiuntivi, garanzie, ulteriori elementi: fondi integrativi, previdenza complementare”.
Discutendo solo sul salario minimo orario si rischia, per il Ministro, di “eliminare il valore della contrattazione collettiva: in Italia abbiamo una contrattazione talmente articolata e sofisticata che fa la differenza, e consente una gestione consapevole delle relazioni industriali in azienda”. In caso contrario “avremmo un effetto depressivo”. Per Calderone bisogna invece “investire sui rinnovi contrattuali, in particolare quelli che aspettano da più tempo”.