Tortolì. Pesaus Is basis de sa gherra! A foras sa Nato de se nostra terra!
Sabato 20 settembre la cittadina sarda di Tortolì, in Ogliastra, ha visto sfilare un partecipato e battagliero corteo a sostegno dell'autodeterminazione e della lotta di liberazione del popolo palestinese. Parole chiare e radicali come il momento storico che viviamo richiede, che le Bruxas Ogliastrinas non hanno avuto timore di scrivere e diffondere.
Il titolo di questo articolo riassume una delle parole d'ordine che hanno accompagnato il corteo contro la liquidazione fisica del popolo palestinese e che ha attraversato il centro di Tortolì, cittadina sarda dell'Ogliastra. Un luogo probabilmente sconosciuto a chi legge, non rientrando tra i grandi centri sardi e italiani che hanno ospitato le maggiori manifestazioni per la piena autodeterminazione del popolo palestinese e a sostegno della sua lotta di liberazione, che è anche legittima lotta armata oltreché politica.
Un piccolo centro - ho scritto - ma che ha risposto con una partecipazione consistente, nutrita da famiglie, miltanti storici, giovani studenti/esse e bambini/e (quest'ultimi/e non hanno bisogno di sapere quale fosse la definizione di bambino!), guardata con simpatia dal resto della popolazione, dai turisti e da molti negozianti che applaudivano, battevano le mani e cantavano. E il giudizio è positivo, indipendentemente dai numeri, perché riferito alle parole d'ordine e agli slogan delle organizzatrici della manifestazione - le Bruxas Ogliastrinas - che non erano certo assimilabili a generici inviti alla tregua, alla fine della guerra (una guerra che non c'è, visto che ci troviamo di fronte a uno sterminio pianificato) ma coraggiosi, chiari, netti, di verità:
- La Sardegna lo sa da che parte stare. Palestina libera dal fiume al mare;
- Contro il sionismo e la sua violenza. Ora e sempre resistenza;
- Israele fascista e Stato terrorista;
- A foras sa Nato e sos sionistas (Fuori la Nato e i sionisti);
- Togliamo le basi alla guerra, fuori la Nato dalla nostra terra (traduzione del titolo dell'articolo).
Lo stesso documento distribuito ai manifestanti dalle Bruxas ogliastrine (il pensiero transfemminista intersezionale merita la dovuta attenzione) non lasciava spazio a fraintendimenti nella sua radicalità, nella sua denuncia degli accordi tra l'Intermare, cantiere di Saipem, un colosso che ha firmato contratti milionari con Haifa Group per la "realizzazione di impianti legati al rafforzamento del settore dell'agricoltura in Israele" proprio quando da oltre un secolo prosegue l'opera di spolazione dell'economia agricola palestinese. La firma di un contratto prende così la forma di un atto atroce, di collaborazionismo oggettivo nell'opera militare di sterminio.
Per concludere. Ci sono tornanti della storia, nostra e dei popoli oppressi, nei quali le parole acquisiscono più che mai una consistenza ontologica, dovendo portare con sé il peso della verità, ancora più in tutte le occasioni di pubblica manifestazione del pensiero. Quella in atto contro il popolo palestinese è una liquidazioni fisica ben pianificata e che non si arresterà. Non c'è, infatti, alcuna tregua da chiedere, perché quella che vediamo quotidianamente non è una guerra. Semmai - un mio piccolo suggerimento/speranza - ci sarebbe da invocare la formazione di una vera "Coalizione di volenterosi" di un nuovo umanesimo (e spetterebbe al Sud globale e ai suoi Paesi emergenti) per spingere, anche con la forza, Tel Aviv a fermare il massacro totale. In sostanza, al di là di queste ultime considerazioni, il piccolo centro di Tortolì ha avuto il coraggio di esprimere quel che il nuovo Pontefice della restaurazione del dominio bianco occidentale neppure ha il coraggio di sibilare.
Diego Angelo Bertozzi (da Tortolì, Ogliastra, Sardegna)