Usa

Funerali Kirk, in 200mila a Phoenix. Trump: «Un eroe, gli darò medaglia civile»

Il popolo di Charlie Kirk ha attraversato gli Usa per essere all’alba davanti allo State Farm Stadium di Phoenix per la commemorazione dell’attivista conservatore ucciso il 10 settembre

5' di lettura

English Version

5' di lettura

English Version

Il mondo maga piange Charlie Kirk. In 200.000 allo State Farm Stadium di Phoenix per l’ultimo omaggio all’attivista della destra ucciso a fucilate mentre parlava al college nello Utah. Dolore e rabbia tra la gente in fila dall’alba vestita con i colori della bandiera: «Era un brav’uomo».

L’indagine federale sul killer Tyler Robinson non lo collega a gruppi di sinistra, ma per l’ultimo saluto arriva l’intero stato maggiore della amministrazione con in testa il presidente Trump, accolto con un’ovazione al grido di «Usa! Usa! Usa!».

Loading...

La moglie Erika è pronta a prenderne l’eredità politica: «La scomparsa di Charlie è il piano di Dio. Sul suo volto era rimasto un mezzo sorriso consapevole, simile a quello della Monna Lisa. Come se fosse stato felice. Come se Gesù lo avesse salvato», ha raccontato.

Il mondo Maga piange Kirk: in 200mila a Phoenix per la commemorazione

Photogallery25 foto

Ovazione per Trump

L’affluenza ha richiesto misure di sicurezza rigide, con un dispiegamento di agenti simile a quello di eventi come il Super Bowl. Tanto più che Trump non è l’unica presenza governativa di spicco. Ci sono anche il vice presidente Usa JD Vance, il capo del Pentagono Pete Hegseth e il ministro della Sanità Robert F. Kennedy Jr., nonché la direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard.

«C’era un esercito di giovani che lo amava così tanto, tutti sono devastati», ha detto Trump, «non ci sono parole che possano descrivere quello che è successo». «Una giornata dura», per il presidente Usa, «celebreremo la vita di un grande uomo».

Usa, a Phoenix i funerali di Charlie Kirk: attese 100mila persone

La vedova: «Perdono l’assassino, l’avrebbe fatto anche Charlie»

Erica Kirk, vedova del defiunto attivista MAGA Charlie Kirk, in un evento commemorativo che si è tenuto in Arizona ha dichiarato di aver perdonato l’assassino di suo marito perché “è ciò che ha fatto Cristo” e perché è ciò che il defunto avrebbe fatto.

«Mio marito Charlie voleva salvare i giovani uomini, proprio come quello che gli ha tolto la vita», ha detto la vedova Kirk. «Sulla croce, il nostro Salvatore disse: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno!” Quel ragazzo, quel giovane uomo, io lo perdono!» ha detto, scoppiando in lacrime.

Charlie Kirk, migliaia di persone affluiscono allo stadio di Glendale per le esequie

Trump: «Consegnerò a Kirk la Medal of Freedom»

Il presidente Usa ha ricordato il ruolo chiave giocato da Kirk nella sua vittoria alla Casa Bianca e ha confermato che gli consegnerà la Medal of Freedom, la maggiore onorificenza civile americana. Quasi tutta l’amministrazione Trump è salita sul palco. Il ministro della sanità Robert F. Kennedy Jr ha paragonato Kirk a Gesù.

Alla cerimonia seduti vicini Trump e Musk

Il presidente degli Stati uniti Donald Trump ed Elon Musk sono andati entrambi al State Farm Stadium di Glendale, in Arizona, dove si è tenuta una cerimonia commemorativa per il defunto attivista conservatore Charlie Kirk. Trump e Musk sono seduti in settori separati, su sedie adiacenti, e hanno chiacchierato tra loro. A giugno, Musk e Trump si sono scontrati pubblicamente sui tagli massicci. Alla fine di giugno, in mezzo alle divergenze con Trump, Musk ha nuovamente proposto la creazione di un nuovo partito politico negli Stati uniti, dichiarando che il Paese è attualmente un “partito unico”. In risposta alle critiche dell’imprenditore al disegno di legge, Trump ha avvertito che senza i sussidi avrebbe dovuto “chiudere tutto e tornare a casa in Sudafrica”.

Testimonianze

Nevada, California, Texas, Oklahoma, Maine, North Carolina e perfino Hawaii e Alaska. Il popolo di Charlie Kirk ha attraversato gli Usa per essere all’alba davanti allo State Farm Stadium di Phoenix per la commemorazione dell’attivista conservatore ucciso il 10 settembre. Il traffico è congestionato già in piena notte attorno allo «stadio più grande d’Arizona», dicono orgogliosamente i locali. Bisogna scendere dai taxi e percorrere a piedi almeno l’ultimo chilometro per avvicinarsi alla struttura in grado di ospitare 63.000 persone. In molti si sono accampati dalla sera prima all’esterno dell’edificio circondato da grandi campi, per essere sicuri di entrare.

«Certo che volevo esserci. Voglio testimoniare la mia vicinanza alla sua famiglia e a tutta quella parte d’America che ha perso un figlio: un bravo ragazzo che predicava la verità, cioè che bisogna rispettare gli altri, trovare una moglie e fare dei figli. Questi sono i valori in cui credo», dice Bryan Field, 71 anni, residente di Phoenix.

«Amo Charlie e amo Gesù»

Quando si aprono i cancelli, dopo un doppio controllo di sicurezza con cani e metal detector, scatta la corsa ad occupare i posti. Una processione composta ma svelta, di scarpe comode, magliette rosse o blu (i colori della bandiera, altamente raccomandati nel dress code dell’evento), cappellini Maga o con le iniziali CK ricamate con filo dorato. Gruppi di giovani, tante famiglie con bambini piccoli a seguito, anziani. «Sono qui per fare la storia», taglia corto Lala, 50 anni, dell’Arizona, in fila per comprare una maglietta con la silhouette dell’influencer a 39 dollari o un cappellino con la scritta ’Make America Charlie Kirk’. «Quello costa 35 più tasse. Risparmio quattro dollari», calcola sorridendo nella sua giacca a stelle e strisce, gli orecchini abbinati, ombretto blu e rossetto rosso. «Vale comunque la pena di portarsi a casa un ricordo, perché - dice - oggi facciamo la Storia di questo Paese. Amo Charlie e amo Gesù». Attorno a lei rimbombano le note di un gruppo christian rock: «Tutta la nostra speranza è in Gesù», chiama gli applausi al frontman.

Tra le persone che si sono già assicurate una poltrona, molte stanno in piedi con le mani giunte o aperte verso il cielo. Cantano ad occhi chiusi. I corridoi di cemento vivo dello stadio, in cui di solito gioca la squadra di football locale, gli Arizona Cardinals, sono decorati con foto di Kirk appoggiate su cavalletti di legno. La maggior parte lo ritrae sul palco o durante i dibattiti; in molte posa con la moglie Erika, che di fatto raccoglierà l’eredità dell’organizzazione che il marito ha fondato nel 2012, Turning Point USA; in solo una manciata di immagini appare con Donald Trump, il presidente che è atteso sul palco, già presente nell’abbigliamento dei ’pellegrini’, ma meno nei loro discorsi.

«Sono una fan di Trump, ovvio. Ma sono qui per Charlie. Ho anche io 31 anni, il suo omicidio mi ha spezzato il cuore. Anche io sono vedova e volevo essere vicina a Erika in questa prova che Dio ci ha mandato», dice Taylor, in coda per il caffè perché ha passato la notte in bianco fuori, «con nonna, madre, e fratelli e qualche cugino».

«Ci ha rubato il prossimo presidente»

Ma non c’è solo la partecipazione umana nelle sue parole: «quel killer non ha ucciso solo un giovane uomo, ci ha rubato il prossimo presidente degli Stati Uniti». Anche Marty, 46 anni, aspettava dalla sera prima di poter partecipare alla cerimonia e ora è stanco ma «con il cuore colmo di amore», racconta. Arrivato dal Montana con la moglie e con la figlia 18enne, dice: «Charlie ha toccato la nostra anima. La sua eredità? La vedi qui - fa ruotare le braccia e gli occhi azzurri a indicare la folla che già riempie gli spalti -. La sua morte ha già cambiato l’America: siamo qui tutti insieme, uniti in Gesù, convinti più di prima a lottare per i nostri valori, famiglia e patria. Abbiamo passato la notte a parlare con sconosciuti arrivati dalle città più lontane, posti mai sentiti. Lo amo per questo. Amo lui, Gesù e l’America», conclude con un sorriso.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti