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Macron: Francia riconosce la Palestina «nel nome della pace». New York blindata per assemblea Onu

Si apre oggi a New York, l’80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, Unga80, con la guerra a Gaza e la questione del riconoscimento al centro dei lavori dei delegati. Nel consenso globale andrà in onda lo scontro tra Stati Uniti e Israele da una parte e una maggioranza di Paesi guidata dalla Francia e dal Regno Unito, decisi a confermare al Palazzo di Vetro il riconoscimento della Palestina e affiancate da un gruppo in via di allargamento, che a sua volta annuncia la volontà di procedere al passo tanto simbolico quanto diplomaticamente pesante: oltre a Malta, ci sono in lizza Australia, Canada, Belgio, Lussemburgo e Portogallo

English Version

22 settembre 2025

Macron all’Onu, niente giustifica la guerra a Gaza

“Niente giustifica la guerra in corso a Gaza. Niente. ”Al contrario, tutto ci obbliga a porvi fine definitivamente, visto che non l’abbiamo fatto prima. Dobbiamo farlo per salvare vite umane”: lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron alla conferenza di alto livello all’Onu per la soluzione dei due stati. Nel suo intervento all’Onu sulla soluzione dei due stati, Emmanuel Macron ha anche chiesto un’amministrazione transitoria a Gaza che coinvolga l’Autorità Nazionale Palestinese, che avrà il compito di supervisionare lo smantellamento di Hamas. La Francia, ha aggiunto, è pronta a contribuire a una “missione di stabilizzazione” a Gaza, sollevando la prospettiva di una presenza di sicurezza internazionale nel territorio.

22 settembre 2025

Kallas, per soluzione 2 Stati devono esserci 2 Stati

“Spetta agli Stati membri riconoscere o meno qualsiasi Paese. Ma credo che oggi ci siano diversi paesi che si stanno facendo avanti e riconoscono, il che, credo, fa sì che la maggioranza dei paesi europei riconosca la Palestina. Naturalmente, la decisione di compiere questo passo spetta ai singoli Stati membri”. Lo ha dichiarato l’Alta rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, in conferenza stampa al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri Ue a margine dell’Assemblea Onu a New York. “Per quanto riguarda Hamas, anche la posizione europea è molto chiara. Tutti gli Stati membri europei affermano che Hamas non dovrebbe avere alcun ruolo nella futura governance di Gaza. Stiamo anche sostenendo – o proponendo – sanzioni aggiuntive contro la leadership di Hamas per esercitare una pressione concreta affinché ci sia un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Credo che queste questioni debbano essere tenute separate”, ha spiegato. “Se parliamo della soluzione dei due stati, allora devono esserci due stati. Ed è per questo che gli Stati membri hanno adottato misure per il riconoscimento, in modo che ci sia anche un altro stato, oltre a Israele”, ha aggiunto.

22 settembre 2025

Macron: Francia riconosce oggi lo Stato palestinese “nel nome della pace”

“La Francia dichiara di riconoscere lo stato di Palestina nell’interesse della pace”. Lo ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron al vertice che ospita con l’Arabia Saudita all’Onu ricevendo un applauso scrosciante dalla sala. “Questo riconosce che i palestinesi non sono gente di troppo sulla Terra”, ha aggiunto.

22 settembre 2025

Tajani: non deve esserci futuro per Hamas a Gaza

“La soluzione dei due stati, con la coesistenza pacifica di palestinesi e israeliani, è l’unica soluzione per garantire un futuro di pace in Medio Oriente”. E’ il messaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani alla conferenza sulla soluzione dei 2 Stati all’Onu. “Per raggiungere l’obiettivo è fondamentale ottenere il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e il ripristino del pieno accesso umanitario”, ha aggiunto. “Non deve esserci futuro per Hamas a Gaza. Un futuro pacifico per la regione deve iniziare con una Gaza libera da Hamas, riunificata con la Cisgiordania sotto un’autorità palestinese rafforzata e riformata”.

22 settembre 2025

Media: «Usa valutano sanzioni contro l’intera Cpi»

Gli Stati Uniti stanno valutando di imporre sanzioni già questa settimana contro l’intera Corte penale internazionale, in risposta alle indagini su presunti crimini di guerra israeliani. Lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti, secondo cui una decisione su tali sanzioni è attesa a breve. Questo potrebbe mettere a rischio le operazioni quotidiane della Corte. Washington ha già imposto sanzioni mirate a diversi procuratori e giudici della Corte. Inserire la Corte stessa nella lista delle sanzioni costituirebbe un’escalation significativa.

22 settembre 2025

Usa, per Trump riconoscere Palestina è premio a Hamas

Donald Trump ritiene che il riconoscimento di uno stato palestinese sia «una ricompensa per Hamas». Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, sottolineando che di questo parlerà il presidente domani all’Onu.

22 settembre 2025

Israele non partecipa a riunione Consiglio sicurezza su Gaza

Israele non parteciperà alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu di martedì sulla situazione a Gaza a causa del Capodanno ebraico, ha annunciato l’ambasciatore israeliano Danny Dannon in una lettera al Consiglio di sicurezza datata oggi. Nonostante la richiesta di Israele di riprogrammare la riunione, avanzata da Algeria, Guyana, Pakistan, Sierra Leone e Somalia a margine della settimana di alto livello dell’Assemblea Generale, la riunione non è stata riprogrammata, ha lamentato Dannon. “E’ un peccato che il Consiglio si riunisca senza Israele”, ha aggiunto in un video. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe intervenire all’Assemblea venerdì.

22 settembre 2025

New York blindata per l’assemblea Onu, attese proteste pro-pal

(Una tempesta perfetta tra feste ebraiche e proteste pro-Pal mentre circa 150 tra capi di stato e di governo, ministri degli esteri, piu’ i relativi entourage, da oggi confluiscono su Midtown Manhattan per l’Assemblea Generale dell’Onu che celebra quest’anno gli 80 anni dalla fondazione. Non ci sono al momento minacce credibili specifiche rivolte contro l’Assemblea Generale, ciò nonostante numerosi isolati di Midtown sono blindati da migliaia di agenti della polizia di New York e dal Secret Service, mentre dall’alto elicotteri e un esercito di droni vigilano sul “quadrilatero rosso” che dall’East River arriva fino a Madison Avenue e dalla 34esima al ponte della 59esima: l’operazione di “situational awareness” serve a capire in tempo reale cosa succede nella città soprattutto attorno al quartier generale delle Nazioni Unite. “E’ una delle più vaste complesse operazioni mai dispiegate nella storia”, ha detto la capo della polizia Jessica Tisch facendo osservare che quest’anno il livello di allerta è particolarmente alto per la coincidenza dell’Assemblea Generale, che offre l’opportunità, fuori dai cancelli del Palazzo di Vetro, di organizzare proteste pro-Pal, con le feste ebraiche di Rosh Hashanah e le tensioni negli Usa seguite all’assassinio dell’attivista conservatore Charlie Kirk.

Due manifestazioni pro-Gaza sono già in programma: una oggi preceduta da un ’Art Build’ al People Forum di Midtown West, mentre per martedì è convocata una marcia nazionale davanti al Quartier Generale dell’Onu proprio mentre prendono il via i lavori ad alto livello dell’Assemblea con il presidente Donald Trump tra i primi leader a prendere la parola: “Circondiamoli mentre lavorano”, è lo slogan della protesta organizzata da gruppi come Within Our Lifetime, Palestinian Youth Movement e il Jewish Voice for Peace. Un’altra manifestazione, questa volta il 26 settembre a Times Square, avrà come tema l’arresto di Benjamin Netanyhau nel il giorno in cui il premier israeliano parlerà al Palazzo di Vetro. Tra posti di blocco e cortei di dignitari con la scorta, il traffico a Manhattan è intanto da oggi a livelli di guardia: la settimana dell’Assemblea Generale è anche quella peggiore per gli spostamenti a New York che quest’anno erano migliorati grazie all’avvio della Congestion Charge, un sistema di pedaggi per le auto che entrano a Midtown. Le autorità, che hanno attivato un ’Gridlock Alert’ (allerta ingorgo), hanno previsto che la velocità media a Midtown possa scendere in certi momenti a meno di sei chilometri all’ora: meglio spostarsi a piedi facendo la gimkana tra sbarramenti e posti di blocco.

22 settembre 2025

“Trump convoca domani a New York i leader arabi per Gaza”

Donald Trump chiama a raccolta domani a New York, a margine dell’assemblea generale dell’Onu, un gruppo ristretto di leader arabi e musulmani per discutere come porre fine alla guerra a Gaza e per definire un piano per la fase post bellica. Stando a funzionari arabi citati da Axios, sono stati invitati a partecipare i leader di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Giordania e Turchia. La Casa Bianca vuole che i Paesi arabi e musulmani invitati prendano parte a un piano post-bellico per Gaza e persino inviino truppe per una forza di stabilizzazione che sostituirà l’esercito israeliano, affermano alcune fonti. I leader arabi dovrebbero chiedere a Trump di fare pressione su Netanyahu affinché ponga fine alla guerra a Gaza e si astenga dall’annettere parti della Cisgiordania. Gli Emirati Arabi Uniti hanno già chiarito alla Casa Bianca che l’annessione israeliana di parti della Cisgiordania potrebbe portare al crollo degli Accordi di Abramo, che rappresentano il principale risultato di politica estera di Trump durante il suo primo mandato presidenziale. Sempre secondo Axios, Trump dovrebbe tenere lo stesso giorno anche un incontro separato con i leader di diversi paesi del Golfo Persico — Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman, Bahrein e Kuwait -: una questione chiave in quell’incontro sarà la preoccupazione dei Paesi della regione per l’attacco israeliano contro leader di Hamas in Qatar, il primo mai condotto contro uno dei Paesi del Golfo. Funzionari arabi affermano che i Paesi del Golfo vogliono ottenere assicurazioni dall’amministrazione Trump che tali attacchi non si ripeteranno.

22 settembre 2025

Hamas diffonde il video di un ostaggio israeliano

Le brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno diffuso oggi un video che mostra l’ostaggio israeliano Alon Ohel. Stando a quanto riportato da al Jazeera, nel filmato Ohel afferma di essere detenuto a Gaza da oltre 700 giorni “a causa dell’ostinazione di Netanyahu”. Già all’inizio di settembre le brigate al Qassam avevano diffuso un altro video che mostrava Ohel insieme a un altro ostaggio, Guy Gilboa-Dalal.

22 settembre 2025

Israele a Flotilla: ”Dia aiuti a noi e li porteremo a Gaza”

“Questa flottiglia, organizzata da Hamas, è destinata a servire Hamas”. Così su X il ministero degli Esteri israeliano. “Israele non permetterà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva” e “la violazione di un blocco navale legittimo. Se il reale desiderio dei partecipanti è fornire aiuti umanitari invece che servire Hamas, Israele invita le navi ad attraccare al porto di Ashkelon e a scaricare lì gli aiuti, da dove saranno trasferiti prontamente e in modo coordinato a Gaza. Israele esorta i partecipanti a non violare la legge e ad accettare la proposta di Israele per un trasferimento pacifico di qualsiasi aiuto”.

22 settembre 2025

Oggi all’Onu 11 Paesi riconosceranno lo Stato di Palestina

Sono undici i Paesi che oggi procederanno al riconoscimento della Palestina durante la Conferenza internazionale di alto livello per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due Stati, organizzata da Parigi e Riad. Secondo fonti del Palazzo di Vetro, si tratta di Australia, Belgio, Canada, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Malta, Nuova Zelanda, Regno Unito e San Marino. Ieri Australia, Canada, Gran Bretagna e Portogallo avevano già annunciato il riconoscimento formale.

22 settembre 2025

Tel Aviv: “Flotilla organizzata da Hamas, non le consentiremo violare blocco”

Il ministero degli Esteri israeliano ha annunciato che non consentirà alla Global Sumud Flotilla di raggiungere le coste della Striscia di Gaza, accusandola di servire Hamas. “Questa Flotilla, organizzata da Hamas, ha lo scopo di servire Hamas”, ha dichiarato il ministero su X, sottolineando che “Israele non permetterà alle imbarcazioni di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un blocco navale legittimo”. Secondo il ministero degli Esteri di Tel Aviv, “se il desiderio sincero dei partecipanti alla Flotilla è quello di consegnare aiuti umanitari piuttosto che servire Hamas, Israele invita le navi ad attraccare al porto turistico di Ashkelon e a scaricare lì gli aiuti, da dove saranno trasferiti tempestivamente e in modo coordinato alla Striscia di Gaza”.

22 settembre 2025

Missione di Palestina a Londra è diventata ambasciata

La missione di Palestina a Londra è diventata un’ambasciata dopo il riconoscimento dello stato di Palestina da parte del Regno Unito. Lo ha riferito la tv satellitare britannica Sky. Il giorno precedente, il primo ministro britannico Keir Starmer aveva annunciato il riconoscimento da parte di Londra dello stato di Palestina, affermando allo stesso tempo che il movimento Hamas “non ha alcun ruolo” nel governo palestinese.

“La bandiera palestinese è stata issata durante una cerimonia a Londra per commemorare l’apertura della nuova ambasciata nel Regno Unito al posto della Missione di Palestina”, ha riportato l’emittente. Alla cerimonia è intervenuto l’ambasciatore palestinese, Husam Zomlot, che ha lanciato un appello per un embargo totale sulle armi a Israele.

22 settembre 2025

Comunicazioni di Tajani su Gaza il 2 ottobre in Parlamento

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani terrà, a quanto si apprende, delle comunicazioni sulla situazione a Gaza giovedì 2 ottobre in Parlamento. Il titolare della Farnesina sarà la mattina alla Camera ed il pomeriggio a palazzo Madama.

22 settembre 2025

Netanyahu, “prossimo sarà anno storico per sicurezza Israele”

“Siamo in una lotta in cui stiamo prevalendo sui nostri nemici e dobbiamo distruggere l’asse iraniano - e abbiamo la forza per farlo. Questo è ciò che ci aspetta per il prossimo anno, che potrebbe essere un anno storico per la sicurezza di Israele”. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in un evento al quale hanno partecipato anche il capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, ed il ministro della Difesa, Israel Katz, in occasione del Rosh Hashanah, il capodanno ebraico che cade tra domani e mercoledì. “Voglio ripetere che siamo determinati a raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra. Non solo a Gaza, non solo completare l’eliminazione di Hamas, liberare i nostri ostaggi e garantire che Gaza non possa più essere a lungo una minaccia per Israele, ma anche su altri fronti - aprire opportunità per la sicurezza, per la vittoria e anche per la pace”, ha affermato Netanyahu, secondo quanto riferito dal Times of Israel.

22 settembre 2025

Gaza: due ospedali fuori servizio per attacchi di Israele

In un aggiornamento pubblicato su Telegram, il ministero della Sanità di Gaza ha annunciato che l’ospedale pediatrico al Rantisi e l’ospedale oculistico di Gaza City sono “fuori servizio” a causa dei bombardamenti israeliani nelle aree circostanti. Il ministero ha affermato che l’ospedale al Rantisi è stato gravemente danneggiato dopo essere stato bombardato direttamente qualche giorno fa. Condizionatori, serbatoi d’acqua e pannelli solari sono stati gravemente danneggiati dagli attacchi israeliani alla struttura, che secondo Medical Aid for Palestinians è l’unica specializzata per bambini affetti da cancro e insufficienza renale.

Nella sua dichiarazione pubblicata su Telegram, il ministero della Salute di Gaza ha affermato che “l’occupazione sta deliberatamente e sistematicamente prendendo di mira il sistema sanitario della Striscia di Gaza come parte della politica di genocidio che sta portando avanti contro la Striscia. Tutte le strutture e gli ospedali non dispongono di strade sicure che consentano ai pazienti e ai feriti di raggiungerli”.

“Pazienti e feriti incontrano estrema difficoltà nel raggiungere l’ospedale da campo giordano e l’ospedale al-Quds a causa dei continui bombardamenti”, ha aggiunto, “Il ministero della Salute rinnova il suo appello a tutte le parti interessate affinché garantiscano la protezione delle strutture sanitarie e del personale medico”.

Gli attacchi si verificano nel contesto del bombardamento israeliano su larga scala di Gaza City, che accompagna l’offensiva di terra lanciata dalle Idf (Forze di difesa israeliane) la scorsa settimana nonostante l’opposizione internazionale.

La città, già colpita da una carestia catastrofica causata dalle restrizioni israeliane agli aiuti, era sotto attacco settimane prima che l’offensiva fosse ufficialmente dichiarata. Se le truppe israeliane prendessero il controllo di Gaza City, l’intera popolazione di 2,1 milioni di abitanti del territorio devastato sarebbe confinata in una piccola enclave nel sud.

22 settembre 2025

Barghouti_ “Riconoscimento Palestina inutile se non accompagnato da azioni”

RIl riconoscimento dello Stato palestinese è “ben accetto” di fronte allo storico “rifiuto” da parte di Israele del diritto palestinese all’autodeterminazione, ma rischia “nel migliore dei casi” di rimanere “simbolismo vuoto” e “nel peggiore, una distrazione dalla mancanza di azioni volte a fermare la guerra di Israele a Gaza e la fame e lo sfollamento forzato di circa due milioni di palestinesi”. Lo scrive in un editoriale sul New York Times Mustafa Barghouti, fondatore e leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, all’indomani dell’annuncio del riconoscimento della Palestina da parte di Regno Unito, Australia e Canada e nel giorno in cui si tiene la Conferenza per l’attuazione della soluzione a due Stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita, durante la quale si prevede che altri Paesi ufficializzeranno il riconoscimento della Palestina.

“Qualsiasi riconoscimento dello Stato palestinese dovrebbe essere accompagnato da azioni concrete per ritenere Israele responsabile delle sue politiche illegali e distruttive”, ha sottolineato l’ex negoziatore di Fatah nei colloqui per la riconciliazione palestinese, nonché parente di Marwan Barghouti, figura popolare legato alla prima e seconda Intifada e da anni detenuto nelle carceri israeliane. Il politico palestinese ha ricordato che ad agosto, “in apparente risposta” alla Francia e ad altri Paesi che hanno annunciato piani per il riconoscimento della Palestina, il governo israeliano ha approvato l’espansione degli insediamenti nella cosiddetta area E1. “Ciò di fatto dividerà in due la Cisgiordania occupata, che dovrebbe costituire il cuore di uno Stato palestinese”, ha denunciato Barghouti, secondo il quale “da quando il governo di estrema destra israeliano ha preso il potere nel dicembre 2022, l’approvazione dell’E1 è solo l’ultima di un’ondata di espansione illegale degli insediamenti, che include l’approvazione di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania questa primavera” con l’obiettivo, indicato da esponenti del governo israeliano, di “evitare la creazione di uno Stato palestinese”.

Nel suo editoriale, Barghouti ha esortato la comunità internazionale ad “agire” per mettere fine alla guerra ed “impedire la pulizia etnica israeliana dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania” oltre a “esercitare una forte pressione su Israele affinché modifichi le sue politiche nei confronti dei palestinesi, tra cui l’abrogazione della legge che stabilisce che solo il popolo ebraico ha diritto all’autodeterminazione nella Palestina storica”. “Per raggiungere questi obiettivi, i governi - in particolare i sostenitori occidentali di Israele - devono imporre sanzioni economiche, come alcuni stanno prendendo in considerazione, e un embargo totale sulle armi a Israele - ha concluso Barghouti - La libertà dei palestinesi non può essere condizionata all’approvazione israeliana”.

22 settembre 2025

Media, Hamas scrive a Trump, metà ostaggi per tregua

Hamas ha scritto una lettera al presidente Usa Donald Trump chiedendogli di garantire una tregua di 60 giorni a Gaza in cambio del rilascio di metà degli ostaggi detenuti: lo riporta Fox News, citando un alto funzionario dell’amministrazione Trump e una fonte coinvolta nei negoziati. La notizia viene confermata al Times of Israel. La lettera è attualmente trattenuta dal Qatar e verrà consegnata a Trump nel corso della settimana.

22 settembre 2025

Netanyahu ai vertici militari: «Distruggere l’asse iraniano»

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, oggi in una riunione con i vertici militari del Paese, ha dichiarato che Israele deve “distruggere l’asse iraniano” e ha “il potere di farlo”.

Secondo quanto riportato dal Times of Israel, il primo ministro Netanyahu, durante un brindisi in vista della festività di Rosh Hashanah con la leadership militare israeliana, ha affermato che “siamo impegnati in una lotta in cui stiamo prevalendo sui nostri nemici e dobbiamo distruggere l’asse iraniano, e abbiamo il potere di farlo. Questo è ciò che ci aspetta nel prossimo anno, che potrebbe essere un anno storico per la sicurezza di Israele”.

“Voglio ripetere che siamo determinati a raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra - ha proseguito il primo ministro - non solo a Gaza, non solo per completare l’eliminazione di Hamas, per liberare i nostri ostaggi e per garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele, ma anche su altri fronti, per aprire opportunità di sicurezza, di vittoria e anche di pace”.

22 settembre 2025

Israele a Onu, su 2 Stati dichiarazioni vuote e inutili

“Dichiarazioni vuote che ignorano la realtà e le forze sinistre della nostra regione non portano a nulla. Nessuna dichiarazione di alcun Paese cambierà il semplice fatto che, prima di tutto, gli ostaggi devono essere restituiti e che Hamas deve essere sconfitto”. Lo ha detto l’ambasciatore di Israele all’Onu, Danny Danon, poche ore prima del summit sui due Stati ospitato da Francia e Arabia Saudita alle Nazioni Unite. “La sconfitta di Hamas e la fine della guerra non saranno conseguite con discorsi all’Onu, ma con la pressione costante e le attività sul campo dello Stato di Israele”, ha aggiunto.

22 settembre 2025

Hamas giustizia 3 cittadini di Gaza sospettati di collaborare con Israele

I militanti di Hamas hanno giustiziato tre cittadini di Gaza per sospetta collaborazione con Israele. I tre sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco fuori dall’ospedale Shifa di Gaza City. Lo riporta Haaretz.

22 settembre 2025

22 settembre 2025

Destra Gb contro Starmer su Palestina, «traditi gli ostaggi»

Stampa e partiti destrorsi all’attacco nel Regno Unito contro il riconoscimento dello Stato di Palestina, ufficializzato ieri dal governo laburista di Keir Starmer in coordinamento con alcuni altri Paesi occidentali. “E’ un premio ai terroristi di Hamas”, ha tuonato fra i primi Nigel Farage, leader dell’ultradestra filo-Trump di Reform UK, ripetendo pari pari le parole di condanna del governo israeliano di Benyamin Netanyahu. Governo che dal canto suo si è premurato di far sapere avere contattato subito Farage - attraverso il ministro degli Esteri, Gideon Saar - per uno scambio di opinioni dopo l’annuncio del governo Starmer. Non meno dura la critica del riconoscimento da parte della leader dell’opposizione conservatrice, Kemi Badenoch: che lo ha definito un passo “assolutamente disastroso” per la diplomazia britannica e un tradimento “degli ostaggi israeliani che languono a Gaza” nelle mani di Hamas. La svolta dell’esecutivo laburista - arrivata non senza distinguo e dopo lunghe esitazioni sotto la leadership moderata di Starmer, additato a più riprese come filo-israeliano da masse di manifestanti pro-pal attive nel Regno - è stata invece apprezzata da Ed Davey, leader centrista dei Liberaldemocratici, a conclusione del congresso del suo partito. Mentre, da sinistra, il nuovo numero uno dei Verdi, Zack Polanski, ha parlato di un passo simbolicamente “importante”, ma “tardivo” e ancora insufficiente.

22 settembre 2025

Netanyahu: vogliamo pace ma continueremo a combattere a Gaza

Israele continuerà a combattere nella Striscia di Gaza, e preparerà il terreno per ampliare il numero degli accordi di pace con gli altri Paesi della regione: lo ha dichiarato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in un videomessaggio alla nazione in occasione del capodanno ebraico.

“Continueremo ad agire con determinazione finché non raggiungeremo tutti gli obiettivi della guerra, per garantire il nostro futuro nella nostra meravigliosa terra; e così facendo, apriremo anche la strada all’ampliamento del cerchio della pace”, ha proseguito.

22 settembre 2025

22 settembre 2025

Idf: ucciso vicecomandante forze navali Hamas

Le forze armate israeliane hanno annunciato di aver ucciso in un raid aereo Iyad Abu Yousef, vicecomandante delle forze navali di Hamas nella Striscia di Gaza. Come riporta il Times of Israel, Abu Yousef aveva partecipato agli attacchi del 7 ottobre del 2023.

22 settembre 2025

Spari in Siria contro una pattuglia israeliana

Una pattuglia militare israeliana che occupa il sud-ovest della Siria è stata raggiunta da colpi di arma da fuoco esplosi da non meglio precisati uomini armati siriani. Non ci sono state vittime. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui l’attacco è avvenuto nella parte sud-orientale della regione meridionale di Daraa, confinante con il Golan occupato da Israele dal 1967. In queste ore sono in corso trattative per definire gli ultimi dettagli di un più volte annunciato “accordo di sicurezza” tra Siria e Israele mediato dagli Stati Uniti. Col cambio di potere in Siria lo scorso 8 dicembre, Israele ha esteso di fatto il raggio della sua occupazione militare del Golan arrivando a occupare territori nelle regioni di Qunaytra e Daraa a sud-ovest di Damasco.

22 settembre 2025

22 settembre 2025

L’esercito israeliano irrompe in una università in Cisgiordania

Le forze israeliane hanno fatto irruzione nel campus dell’Università di Birzeit, a nord di Ramallah, in Cisgiordania, all’alba di oggi, secondo quanto riferito da fonti locali all’agenzia palestinese Wafa. I militari hanno fatto irruzione nel campus e trattenuto gli addetti alla sicurezza dell’ateneo. Hanno anche confiscato oggetti appartenenti al movimento studentesco all’università, ne hanno distrutti altri e hanno affisso volantini minacciosi contro gli studenti. Raid in Cisgiordania e arresti anche in alcune case.

22 settembre 2025

Almeno 11 palestinesi uccisi dall’alba a Gaza

Almeno 11 palestinesi sono state uccisi dagli attacchi israeliani a Gaza dall’alba di oggi. Lo riportano fonti mediche ad Al Jazeera. Sette persone sono state uccise a Gaza City, altre presso l’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa nella città di Deir el-Balah, dove sono stati trasportati due corpi e feriti dopo che un attacco aereo israeliano ha colpito una tenda per sfollati nella zona di al-Sawarha, a sud-ovest di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. Due persone sono state uccise in un attacco con drone israeliano nel quartiere di Tal al-Hawa, a sud-ovest di Gaza City.

22 settembre 2025

Global Sumud Flotilla: «Ci seguono droni non identificati»

“Si sono avvistati più droni, la cui origine non è stata ancora identificata, vicino alla flotta e che la seguono. Questo improvviso aumento dell’attività aerea ci preoccupa”. E’ quanto ha segnalato in un messaggio postato sul suo canale Telegram la Global Sumud Flotilla, la spedizione con una quarantina di imbarcazioni di 44 Paesi, che sta raggiungendo le coste di Gaza per rompere il blocco israeliano e portare aiuti umanitari alla popolazione. L’episodio si è verificato alle 21:09 di ieri ora italiana.

22 settembre 2025

Media: «Almeno 11 palestinesi uccisi da stamattina in attacchi israeliani a Gaza»

Almeno 11 palestinesi sono stati uccisi da stamattina negli attacchi israeliani a Gaza. Lo hanno riferito fonti mediche ad al Jazeera Arabic, precisando che sette delle vittime sono state uccise a Gaza City.

22 settembre 2025

Al via assemblea Onu: guerra a Gaza e Stato palestinese al centro

Si apre oggi a New York, l’80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, Unga80, con la guerra a Gaza e la questione del riconoscimento al centro dei lavori dei delegati. Nel consenso globale andrà in onda lo scontro tra Stati Uniti e Israele da una parte e una maggioranza di Paesi guidata dalla Francia e dal Regno Unito, decisi a confermare al Palazzo di Vetro il riconoscimento della Palestina e affiancate da un gruppo in via di allargamento, che a sua volta annuncia la volontà di procedere al passo tanto simbolico quanto diplomaticamente pesante: oltre a Malta, ci sono in lizza Australia, Canada, Belgio, Lussemburgo e Portogallo. Per un riconoscimento effettivo serve l’ok del Consiglio di Sicurezza, dove gli Stati Uniti si opporrebbero. Ma intanto si configura uno scontro tra amministrazione americana e un drappello nutrito di Paesi europei e di alleati americani in tensione con Washington.

Oggi è prevista la cerimonia di apertura e una Conferenza di alto livello per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due Stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita e che dovrebbe vedere la formalizzazione del riconoscimento della Palestina da parte di Francia, Gran Bretagna e Malta.

Il dibattito dell’Assemblea generale inizia domani, senza i delegati palestinesi, dato che il governo statunitense ha negati i visti. Tuttavia, una risoluzione approvata il 19 settembre permette ai rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) di partecipare a distanza, e il presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) andrà in onda al dibattito generale con una dichiarazione preregistrata. La Palestina è dal 2012 stato non membro a cui è riconosciuto il ruolo di osservatore permanente, anche questo di grande valore simbolico ma senza riscontro nella realtà della sanguinosa guerra a Gaza. Sul conflitto che continua a mietere vittime e vede il governo israeliano respingere ogni pressione internazionale, l’Assemblea generale ha votato il 12 settembre la dichiarazione di New York per una risoluzione pacifica della questione palestinese e l’implementazione della soluzione a due Stati, che prevede una road map per l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano a Hamas, e la creazione di uno Stato sovrano palestinese: 142 i voti a favore, 10 i contrari e 12 i paesi astenuti.

Per Israele, il riconoscimento della Palestina è inaccettabile e favorisce il terrorismo di Hamas, per gli Stati che hanno abbandonato gli indugi è un modo per tentare di ridare slancio alla soluzione diplomatica e anche di rispondere alle tensioni interne delle proprie opinioni pubbliche.

Secondo lo Stato ebraico, il riconoscimento di uno Stato sovrano palestinese inficia la possibilità di raggiungere un accordo con Hamas, è tornato a ribadire oggi il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein. “Israele respinge categoricamente la dichiarazione unilaterale di riconoscimento dello Stato palestinese da parte del Regno unito e di diversi altri Paesi. Questa dichiarazione non promuove la pace, ma al contrario destabilizza ulteriormente la regione e mina la possibilità di ottenere in futuro una soluzione pacifica”, ha scritto Marmorstein sul suo account X.

L’Italia è favorevole alla soluzione “due popoli due Stati”, assieme ad altri 141 paesi che siedono nell’ONU, ma non vuole procedere al riconoscimento dello Stato palestinese prima che sia avviato un concreto processo diplomatico. La premier Giorgia Meloni interverrà mercoledì e nel palazzo di Vetro ci sarà anche il vice premiere ministro degli Esteri Antonio Tajani, per una serie di iniziative che gravitano attorno alla questione palestinese e alla necessità di porre fine alla guerra. Sull’agenda di Tajani, il briefing del Consiglio di Sicurezza su Ucraina e Gaza, colloqui bilaterali ma anche la riunione ministeriale del Gruppo Amici dei Balcani Occidentali.

La guerra in Ucraina rischia di essere oscurata dall’urgenza sulla questione palestinese e il presidente Volodymyr Zelensky cercherà di riportare l’attenzione e accrescere il sostegno al suo Paese in una fase di aumentate tensioni tra Russia e Nato e di stallo dei tentativi negoziali. Zelensky, che a margine della riunione Onu incontrerà il presidente Usa Donald Trump, parlerà mercoledì, mentre per la Russia il ministro degli Esteri Sergei Lavrov interverrà sabato. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU terrà inoltre un incontro di alto livello sull’Ucraina.

Il discorso di Trump dalla tribuna Onu è previsto per domani.

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