Sale il rating, scendono i rendimenti dei titoli di Stato, verso l’uscita dalla procedura d’infrazione: Ue, Bce e mercati promuovono il governo che gli aveva giurato guerra, e poi si è inchinato. Un’opposizione pigra chiede più spesa, ma stavolta è un’arma che fa cilecca
Quante sorprese riserva la vita: la destra meloniana, arrivata al governo coi valletti leghisti e forzisti promettendo di mettere a ferro e fuoco la burocrazia contabile brussellese, le soperchierie senza legittimazione democratica della Banca centrale europea, lo strapotere dei mercati detentori dei debiti nazionali, con conseguente sovvertimento della sovranità popolare, potrebbe vincere il Ragioniere d’Oro, se soltanto lo istituissero.
Nel suo Economic Outlook intermedio, l’organizzazione dice che le condizioni di credito più favorevoli non bastano a spingere di più l’economia. A pesare è anche il consolidamento dei conti pubblici, necessario per tenere sotto controllo il debito
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