

Il giorno dopo l’incursione di tre jet MiG-31 russi nei cieli dell’Estonia, i Paesi europei e in particolare quelli del fianco orientale dell’Europa sono in piena allerta. La Polonia, nella notte, ha fatto decollare i suoi jet per proteggere lo spazio aereo mentre erano in corso massicci attacchi russi sull’Ucraina. Varsavia ha spiegato che tale azione è stata compiuta per garantire la "massima prontezza e sicurezza” nelle aree confinanti. Per Varsavia, scrive il giornale conservatore Gazeta Polska, “la guerra è già cominciata”. Il timore dei polacchi è che dopo l’incursione di jet russi in Estonia possano essere compiute altre violazioni dello spazio aereo in Polonia, ancora più gravi dell’incursione di droni russi lo scorso 9 settembre.
Il leader del Cremlino, infatti, sembra avere tutte le intenzioni di portare avanti la sua strategia caratterizzata da un doppio binario. Da un lato provocare e mettere alla prova la forza di reazione dell’Europa e della Nato, dall’altro continuare a martellare l’Ucraina. L’obiettivo non è allargare il conflitto - la Russia, come sostiene la maggior parte degli analisti internazionali - non ha la forza militare di estendere il conflitto ad aree Nato, ma è portare l’Ucraina e i Paesi alleati ad accettare un accordo che sia totalmente favorevole a Mosca. "Non credo che Putin voglia la guerra", ha affermato oggi il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. "Vuole dimostrare la sua forza, far vedere ai suoi che l’Europa è debole, vuole rinforzare la sua posizione in Ucraina e sedersi a un tavolo di trattative per ottenere il massimo” ha continuato.
Nella notte Mosca ha lanciato oltre 600 droni e missili verso nove regioni dell’Ucraina, uno degli attacchi più pesanti dall’inizio del conflitto. L’attacco ha provocato tre vittime, mentre sono diverse decine i feriti. Fonti vicine al Cremlino hanno riferito all'agenzia Bloomberg che il presidente russo Putin ha concluso che l'escalation militare è il modo migliore per costringere l'Ucraina a negoziare alle sue condizioni. Putin, infatti, è convinto che il presidente Usa Donald Trump difficilmente farà molto per rafforzare le difese di Kiev. Le forze russe hanno già intensificato i loro attacchi contro obiettivi militari e civili in Ucraina da quando Putin e Trump si sono incontrati ad Anchorage il mese scorso.
“La Russia è determinata a ottenere tutte le sue richieste ed è disposta a impiegare tutto il tempo necessario per ottenerle, proseguendo sia il conflitto in Ucraina, sia l’intimidazione contro l’Europa e la Nato”, osserva Alessandro Marrone, responsabile del Programma “Difesa, sicurezza e spazio” dello IAI. “Putin sta giocando sulla variabile incerta Trump, che non si sa fino a quando continuerà ad appoggiare l’Ucraina. Al contempo il presidente americano non ha più molte carte da giocare con Putin dopo che il vertice di Ankara e la sua grande apertura nei confronti del leader del Cremlino non hanno portato ad alcun frutto” spiega Marrone.
Appare chiaro come la Russia non abbia alcun interesse in questo momento a costruire la pace. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky se la prende con gli alleati europei che accusa “di perdere tempo”. Il leader di Kiev chiede invece che vengano approvate nuove sanzioni se Putin rifiuterà di incontrarlo per colloqui di persona o di accettare un cessate il fuoco. Sanzioni che Zelensky esige anche da Trump, che incontrerà il 22 settembre, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. "Sono grato che molte delle proposte dell'Ucraina siano state prese in considerazione per il 19esimo pacchetto di sanzioni dell'Ue" ha scritto Zelensky su Telegram. "Ora ci aspettiamo misure sanzionatorie severe anche da parte degli Stati Uniti: l'Europa sta facendo la sua parte", ha sottolineato il presidente ucraino. Il leader di Kiev intanto oggi ha firmato nuove misure ucraine contro Mosca. Nel mirino, ha spiegato, "i propagandisti che aiutano la Russia", coloro "che fanno affari nei territori occupati e alimentano il bilancio della Russia" e quanti "destabilizzano la Moldavia nell'interesse di Mosca".
I Paesi europei vicini alla Russia vivono uno stato di tensione che aumenta di ora in ora, al contempo però tentano di conservare una certa cautela: non vogliono inasprire una situazione già complessa. Tallinn ha convocato un diplomatico russo per protestare contro Mosca, che continua a negare di aver violato lo spazio aereo estone. Ma il governo del Paese Baltico non ha alcuna intenzione di chiudere il suo confine orientale, come proposto dall'ex Ministro degli Esteri estone Urmas Reinsalu. Il Ministro degli Interni Igor Taro tenta di raffreddare gli animi, affermando che la chiusura del confine non è attualmente in fase di valutazione e che lo sarebbe solo se si verificassero “azioni provocatorie via terra e non via aerea”.
Tuttavia il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna ribadisce che “l’incursione di ieri da parte della Russia è senza precedenti”. Dopo la violazione di ieri Tallinn vuole accelerare i lavori per lo “Scudo orientale”, il piano di riarmo e rafforzamento difensivo da 2,3 miliardi che stanno portando avanti in concerto le tre Repubbliche baltiche, la Polonia e la Finlandia. Tallinn sta poi lavorando contemporaneamente ad un fossato anti-carro lungo 40 km che servirà per la difesa di terra lungo il confine orientale. La difesa del fossato sarà garantita anche tramite la costruzione di oltre 600 bunker.
Secondo il think tank americano Isw, l’incursione di jet in Estonia potrebbe anche avere come conseguenza l’accelerazione del progetto del “muro di droni difensivo” al confine orientale dell’Ue. Per il commissario per la Difesa e lo Spazio dell’Ue, Andrius Kubilius, il progetto includerà probabilmente un mix di sensori, sistemi di difesa e di disturbo per rilevare e neutralizzare gli Uav. Kubilius ha suggerito che l'Ue potrebbe completare il muro dei droni entro un anno.
Un altro Paese estremamente in allerta è la Romania, che lo scorso 14 settembre ha fatto decollare i suoi aerei da combattimento dopo l’incursione di un drone russo nel suo spazio aereo. Bucarest, come scrive Libertatea, teme ora concretamente che il conflitto possa estendersi alla Moldova (che non è parte della Nato) e arrivare quindi a lambire il Paese sui due confini, quello moldavo e quello ucraino. Bucarest ritiene che Putin, per conquistare definitivamente Odessa e la costa ucraina, voglia passare dalla Moldova, sfruttando la situazione politica attuale di Chisinau per infiltrarsi nel Paese.
Il prossimo 28 settembre la Repubblica di Moldova andrà alle urne per rinnovare il Parlamento, un voto cruciale per il futuro politico del Paese, poiché determinerà la direzione verso l’integrazione con l’Europa o un possibile avvicinamento alla Russia. Putin potrebbe avere come obiettivo quello di rimuovere la leadership filoeuropea di Maia Sandu da Chisinau e utilizzare la Moldova e la regione separatista della Transnistria - dove la Russia mantiene 1500 soldati - come cuscinetto per le operazioni militari contro l’Ucraina, ma anche per incursioni volte a minacciare la Nato.
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