Con Gianni Di Gregorio, Greta Scarano, Tom Wlaschiha, Iaia Forte, Anna Losano.
In “Come ti muovi, sbagli”, Gianni Di Gregorio prosegue la sua parabola sulla fragilità umana, mostrando con delicatezza e ironia le contraddizioni di cui siamo prigionieri. Il titolo non è mai stato così esplicito. La vita è un continuo inciampo, e ogni passo, per quanto misurato, rischia di portarci fuori equilibrio. Il regista e interprete romano lo racconta attraverso il suo abituale alter ego, un anziano professore in pensione che ha costruito la propria esistenza attorno ad una calma apparente, dentro una casa silenziosa, con passeggiate abitudinarie, la passione per la scrittura, e il bar come luogo di socialità tranquilla. Dopo la morte della moglie e la lontananza della figlia Sofia, stabilitasi in Germania, il Professore si illude di poter fare a meno dei fragori del mondo e di vivere in un anelato equilibrio. Perfino le attenzioni affettuose della vicina Giovanna vengono affrontate con una cortese resistenza: un passo avanti potrebbe rovinare l’ordine incerto della sua vita. Eppure, questa non resta ferma, non può restare ferma. Sofia torna a Roma con i suoi figli Olga e Tommaso, dopo essere stata tradita dal marito tedesco Helmut. La quiete del professore viene immediatamente travolta. La casa si riempie di voci, giochi improvvisati, imprevisti quotidiani. Il pensionato, costretto a farsi carico della gestione dei nipoti e a muoversi tra le frustrazioni e le ansie della figlia, scopre che la serenità tanto desiderata è soltanto un miraggio. Questo stravolgimento domestico diventa il centro del film, e Di Gregorio lo racconta con la leggerezza e la pazienza di chi conosce la complessità dell’animo umano. Le sue inquadrature privilegiano sguardi, gesti e pause, recuperando il valore del tempo che il cinema contemporaneo spesso sacrifica. Ogni silenzio è significativo, ogni movimento calcolato, come se il mondo potesse rivelarsi nella più minuta quotidianità. La storia parallela di Helmut, genero del Professore e marito pentito, è altrettanto simbolica. L’uomo, che ha tradito la moglie Sofia con una giovane e irresistibile studentessa, intraprende un viaggio insieme coraggioso e paradossale, recandosi a piedi dalla Germania a Roma, attraverso boschi e strade secondarie, affrontando la fatica e persino l’incontro ravvicinato con un lupo, che si rivelerà suo fedele compagno di strada, come gesto di espiazione per l’errore commesso. Nel dialogo tra il genero e il Professore, corso in suo aiuto, si condensa la contraddittorietà delle relazioni umane. Sentimenti irrinunciabili, desideri, paure e rimpianti si intrecciano fino a comporre un quadro di disarmante umanità.
Di Gregorio mixa questi eventi con l’eleganza e la delicatezza dei ritmi di Ozu. Non c’è fretta, non c’è frenesia, e il Professore, pur rimpiangendo la sua routine, scopre la bellezza inattesa del disordine, la vitalità dei nipoti, la presenza discreta di Giovanna, la fragilità di Sofia e persino l’imbarazzo di Helmut, che diventano occasione di una nuova, imprescindibile vita. La tensione tra desiderio di tranquillità e attrazione verso ciò che turba il nostro equilibrio è costante. Il Professore non può sottrarsi all’affetto per Sofia, all’amore per i nipoti, all’irresistibile forza dei legami che ci rendono vivi. Ogni personaggio è fragile ma vitale, e le loro interazioni creano un ritmo che rifiuta la spettacolarità ed esalta l’autenticità. Nel suo tono dolceamaro, “Come ti muovi, sbagli” celebra l’imperfezione. Gli errori sono mostrati come parte integrante della vita, strumenti di comprensione e di crescita. La gentilezza, la leggerezza e l’attenzione ai dettagli quotidiani, come un bicchiere d’acqua offerto al momento giusto, o un timido sorriso, diventano la cifra poetica del film. Roma, città finalmente riconoscibile ma mai cartolina, è il palcoscenico perfetto di questa pensosa e commovente commedia umana. I luoghi familiari, i bar, le rosticcerie e le strade percorse a passo lento diventano il teatro di un’epifania del quotidiano, come non si vedeva da tempo nel cinema italiano. Gianni Di Gregorio conferma il suo talento nel raccontare la vita dall’interno, senza artifici e infingimenti, con un cinema che sa ridere piano, che accompagna amorevolmente i personaggi nelle loro difficoltà e nelle loro seconde possibilità. Nell’esistenza incerta che attraversiamo, ogni passo può essere sbagliato, ma proprio in questo si nasconde la misura della nostra umanità. Insomma, “Come ti muovi, sbagli” è un film che più che raccontare una storia sembra volere immergere gli spettatori in una realtà che chiarisce l’essenza stessa del nostro essere.