154: il corto WeShort con Giovanni Storti e un'IA, da vedere ora su Comingsoon.it
Nel cortometraggio 154 di Andrea Sbarbaro e Riccardo Copreni, originale WeShort, Giovanni Storti è un maestro d'asilo incaricato di addestrare un'Intelligenza Artificiale. Quanto reggerà? Il corto si può vedere qui subito su Comingsoon, parte della nostra sinergia editoriale con WeShort.

Storie che lasciano il segno.
La partnership tra WeShort e Coming Soon nasce con lo scopo di valorizzare il cinema breve, per attirare l'attenzione del grande pubblico su questo formato narrativo, attraverso una sinergia editoriale. Le storie più rappresentative e urgenti, i temi più discussi dell'epoca in cui viviamo, trovano una sintesi sincera e chiara nel linguaggio immediato del cortometraggio.
154, il cortometraggio con Giovanni Storti qui in streaming
154 non è solo il titolo di questo cortometraggio, ma anche il numero che identifica un modello sperimentale di Intelligenza Artificiale: guidato solo dalla voce fuori campo di una misteriosa Greta (Giulia Bellu), un maestro d'asilo (Giovanni Storti) dovrà farla "crescere" nello spazio di una settimana, stimolandola e interagendo con lei, esattamente come farebbe con i piccoli delle sue classi. Perplesso ma incuriosito, Giovanni accetta di prestarsi all'esperimento, ma la velocità di apprendimento dell'IA, detta anche "ISA" (giocando sulla sua sigla), finirà per spiazzarlo... e forse per spaventarlo, mettendolo di fronte a domande esistenziali che non si era mai posto.
154 è scritto, diretto e prodotto da Andrea Sbarbaro & Riccardo Copreni, ed è un "WeShort Original": nonostante la piattaforma promuova opere di diversa produzione, in questo caso siamo di fronte a un lavoro incubato all'interno del laboratorio creativo che ne fa parte. La fotografia è a cura di Antonio Morra, la scenografia è firmata da Bianca Ruggeri, i costumi sono a cura di Giulia Vismara. La colonna sonora e il disturbante sound design sono opera di Nico Palermo.
Per vedere gratuitamente 154, solo con un breve break pubblicitario, basta avviare il player.
154: il corto descritto dai registi Andrea Sbarbaro e Riccardo Copreni
Andrea Sbarbaro e Riccardo Copreni sono gli autori di 154. Insieme avevano già firmato il corto Addio, per adesso (2022). Nati entrambi nel 1998 e diplomati alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, hanno cofondato la casa di produzione Eclettica, della quale Andrea è direttore artistico, regista e supervisore di post-produzione, mentre Riccardo vi lavora come regista e produttore. Sbarbaro da solo ha firmato i corti Vae Victis e L’Impianto Umano (già interpretato da Giovanni Storti), mentre Copreni ha realizzato in proprio Il dio dei gatti è immortale e sta preparando il suo lungometraggio d'esordio. Andrea è inoltre responsabile vendite della società di distribuzione cinematografica Gorrilla Film Distribution.
Andrea & Riccardo descrivono così il loro 154:
Abbiamo scritto 154 tre anni fa, quando - potremmo dire - l’intelligenza artificiale stava attraversando la sua età della pietra. Non eravamo minimamente interessati a raccontare l’IA come un fatto contemporaneo, a tutti gli effetti ancora non lo era. E se da un lato volevamo accogliere la sfida di raccontare il futuro in un paese che non si è mai posto il problema di immaginarlo, siamo sempre stati più interessati a un’idea di fantascienza vintage, legata ai romanzi di Asimov, Clarke, Bradbury. Tuttavia mentre il film prendeva forma in sala di montaggio il mondo è cambiato, forse "Abissi d’acciaio" stava diventando la nostra nuova realtà, ed eccoci con in mano un film che sapeva più che mai di presente. Mentre noi tentavamo di puntare il dito verso due domande fondamentali (Cosa vuol dire essere padre? Cos’è un figlio?) chiunque abbia visto il film si è soffermato sulla domanda “Cosa vuol dire essere macchina?”. E d’improvviso, come spesso accade, tutto quello che abbiamo fatto ha cominciato ad avere un senso solo a posteriori. Una certa ricerca rigorosa nello stile, un approccio talvolta sperimentale al mondo visivo e la fredda rigidità della struttura narrativa hanno finito per raccontare quello che avremmo vissuto un paio d’anni dopo: il trionfo delle emozioni di plastica.
